bigstock-Hamstring-sprain-or-cramps-Ru-36415981L’affaticamento muscolare è un meccanismo di difesa che il nostro organismo utilizza per prevenire la comparsa di lesioni cellulari irreversibili.

A seconda del momento in cui questo compare si differenziano:

  • Affaticamento Acuto: può riguardare un gruppo localizzato di muscoli oppure tutta la muscolatura. Si presenta durante una seduta di allenamento e/o durante una competizione;
  • Affaticamento Sub-acuto: prodotto da livelli di allenamento elevati che superano il limite di tolleranza del muscolo. Compaiono lesioni infiammatorie e lesioni muscolari di diversa intensità tra le 8 e le 72 ore successive ad uno sforzo eccessivo;
  • Affaticamento Cronico: appare quando viene alterato l’equilibrio del rapporto tra allenamento e recupero. E’ meglio conosciuto come “sindrome da sovra-allenamento”.

I principali meccanismo dell’affaticamento sono collegati alla deplezione (perdita di liquido) dei substrati energetici, a modificazioni idroelettriche, all’accumulo di metaboliti, ad alterazioni enzimatiche e alla captazione di amminoacidi.

Entriamo più nel dettaglio: uno dei metaboliti principali prodotti dall’esercizio fisico, che può interromperne la continuazione, è l’ammoniaca. Inibendo la gluconeogenesi (fenomeno di sintesi del glucosio a partire da composti non glucidici), il ciclo di Krebs (processo metabolico fondamentale per tutte le cellule che utilizzano ossigeno per la respirazione cellulare) e la catena respiratoria mitocondriale, l’ammoniaca ha un effetto di riduzione del numero delle fibre muscolari attive. I protoni, invece, sono una conseguenza della formazione di acido lattico, limitano la liberazione di acidi grassi dal tessuto adiposo e riducono il potenziale d’azione della membrana muscolare.

I  “ramificati” – leucina, isoleucina e valina – sono amminoacidi essenziali che vengono degradati soprattutto nel muscolo scheletrico. Durante l’esercizio prolungato una riduzione plasmatica di questi amminoacidi comporta un incremento della sintesi di serotonina cerebrale e la comparsa dell’affaticamento.

Il fattore più importante, però, non è la prevenzione dell’affaticamento ma la possibilità di ritardarlo. Fattore che permetterebbe di migliorare il rendimento nelle parti iniziali dell’allenamento e la possibilità di realizzare un maggiore sforzo nella parte finale.

L’unico mezzo a nostra disposizione per ottenere ciò è tramite l’allenamento. Un esempio è modificare e ridurre la produzione di acido lattico dopo allenamento lavorando con un’intensità maggiore.