Negli ultimi anni stiamo assistendo ad un’omologazione delle diete, che ha portato alla perdita di uno schema nutrizionale preciso. Lo stile di vita frenetico ha favorito la diffusione del fast food, ovvero un metodo di ristorazione collettiva (fisso o mobile) incentrato sulla produzione e somministrazione veloce di alimenti economici, dal costo sostenibile per la popolazione media. Il basso valore nutritivo degli alimenti distribuiti nei fast food, compromette significativamente la salubrità del pasto, esponendo i consumatori a rischi di notevole importanza.
Fanno parte di questa categoria anche le bevande analcoliche zuccherate, anch’esse vendute a basso costo e presenti, purtroppo, anche nei distributori automatici delle scuole. Queste bevande, per alcune delle quali non è conosciuta la formulazione, possono creare dipendenza e portare ad un consumo eccessivo.
Lo sapevate che bere quattro bibite zuccherate al giorno equivale ad ingurgitare 85 bustine di zucchero?
A proposito voglio citare due studi della School of Medicine dell’Health Science Center all’Università del Texas di San Antonio. Questi studi contestano la salubrità delle bibite light sotto il profilo nutrizionale e dietetico.
Nel primo di questi due studi viene preso in esame l’aspartame, dolcificante presente proprio in queste bibite, che, secondo i risultati emersi da questo studio, è capace di alzare più rapidamente la glicemia nel sangue delle cavie da laboratorio. Ciò significa che anche le bibite light aumentano il rischio di diabete.
Il secondo studio, invece, ha esaminato la relazione tra il consumo di bibite light e le modificazioni del girovita di 474 persone in più di nove anni facendo un confronto con chi non le beve. Dalla ricerca è emerso che i consumatori di bibite light hanno una crescita del 70% superiore rispetto agli altri.
Il mio consiglio è di evitare queste bevande o, al limite, limitarne il consumo solo in occasioni particolari.
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